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L’isola di Gorgona, oltre ad essere un paradiso naturalistico inserito nel parco dell’Arcipelago Toscano, è stato fino al 2015, anche un paradiso penitenziario. A Gorgona, infatti , si trova una delle ultime colonie penali agricole italiane, colonia che, negli ultimi anni, è stata oggetto di una profonda riflessione sugli esiti della violenza in campo rieducativo.

Violenza non sui detenuti, ma sugli animali da loro accuditi.

È giusto, ci si è chiesto, che persone che hanno avuto a che fare nella vita, a livelli diversi, con la violenza, si trovino, nel loro percorso rieducativo, a esercitarla ancora una volta, macellando gli animali a loro affidati?

Da questo percorso è nato il progetto L’isola che c’è, ideato dal medico veterinario omeopata Marco Verdone. Un percorso ispirato alla non violenza e al rispetto dell’alterità umana e animale, che ha portato alla chiusura nel 2014 — anche per grosse carenze igienico sanitarie — del macello presente da sempre sull’isola, chiedendo in contemporanea un decreto di grazia per gli animali sopravvissuti.

Il carcere dell’isola di Gorgona esiste dal 1969 e Verdone vi ha lavorato per circa 25 anni, dal 1989.

Prima del mio arrivo esisteva un allevamento di animali gestito come tutti gli allevamenti rurali. Gli animali erano quasi tutti chiusi o fortemente limitati nella loro libertà di movimento. Erano presenti anche un caseificio e un macello mai adeguatamente normati. Non esisteva alcuna riflessione in merito al ruolo che questi animali potessero svolgere in termini relazionali nei confronti delle persone recluse. Erano presenti inizialmente bovini, maiali, pecore, capre, conigli e galline ovaiole. Con il tempo sono arrivati da Pianosa alcuni cavalli avelignesi e asini sardi. Infine, ai gatti sempre presenti, si sono aggiunti in tempi recenti (primi anni 2000) anche un gruppo di cani che ha sempre creato problemi di gestione ancora oggi non risolti.”

 

“Arrivato su questa isola “speciale”, oltre a dovermi occupare di tutte le problematiche sanitarie e gestionali delle varie specie, ho iniziato un percorso di conoscenza sul campo delle questioni più strettamente penitenziarie che, ovviamente, erano completamente sconosciute alla maggior parte delle persone cosiddette libere, compreso me.”

 

Per fortuna, nello stesso periodo fu incaricato di dirigere questo carcere Carlo Mazzerbo, un Direttore giovane e motivato.

A detta di Verdone, nel settore dell’allevamento era necessario innanzitutto migliorare le condizioni di vita degli animali per permettere quell’avvicinamento e quelle relazioni che poi, con gli anni, si sono dimostrate così determinanti per la salute psichica ed emotiva di chi se ne prendeva cura.

Ogni gruppo di animali diviso per specie era seguito da uno o più detenuti. Nel tempo abbiamo liberato tutti gli animali confinati, riportandoli sulla terra e facendoli vivere in gruppo. Inizialmente si raggiunse il traguardo di avere animali sani, limitando al massimo l’uso di farmaci chimici e adottando la medicina omeopatica e la fitoterapia. Con il tempo ho capito, insieme a tanti altri che per (ri)educare qualcuno non è possibile ucciderne un altro.

Il mondo del cittadino recluso è un mondo di privazioni, di assenze: materiali, ma soprattutto affettive. Prendersi cura, o semplicemente interagire, con un altro essere vivente rende un soggetto privato della libertà, meno morente.

Per sostenere questo percorso, Verdone ha concepito la prima “Carta dei diritti degli animali di Gorgona” che ha  inserito in un libro dal titolo profetico “Ogni specie di libertà”.  A questo, poi, sono seguiti i cosiddetti “Decreti di Grazia” nei quali lo stesso Direttore del carcere riconosceva ad alcuni animali più rappresentativi dell’isola lo status di “soggetto rifugiato” e il ruolo di “cooperatore del trattamento”.

Ma questo idillio, purtroppo, è durato poco. Nel 2015, dopo cinque lustri di attività, Marco Verdone è stato trasferito, seguito subito dopo dal direttore Mazzerbo, Con la nuova direzione, a Pasqua 2016 il macello è tornato in attività. Gli animali dunque sono tornati ad essere da «cooperatori della rieducazione» a normale carne da consumo.

La richiesta di carne a basso costo ha prevalso rispetto alle intenzioni di realizzare qualcosa di unico e di elevato valore etico. Sta di fatto che a fine febbraio 2015 vengo trasferito, senza preavviso e senza motivazioni, da Gorgona a Livorno. La macellazione è ricominciata…

«Gli animali che non producono, costano», sostiene la nuova direzione.

La vasta comunità di cittadine/i riunitisi attorno al progetto Gorgona ha formulato varie richieste sia all’Amministrazione Penitenziaria che alle massime cariche dello Stato. Ciò è avvenuto attraverso una petizione pubblica e un appello sottoscritto da importanti figure del mondo giuridico, della cultura e mediatico. Una delegazione di Associazioni impegnate per la tutela degli animali e dell’economia solidale, ha anche incontrato il Sindaco di Livorno (competente per Gorgona) che ha manifestato pieno sostegno a questo progetto. A sua volta ha rilanciato, attraverso una lettera alle Istituzioni, invitando a “perorare l’appello” e chiedendo di “intervenire a supporto di questa assai lodevole iniziativa”.

Tra le richieste di Verdone e di tutti coloro che hanno alzato la loro voce in sostegno della causa si chiedeva: “lo stop delle macellazioni e delle riproduzioni degli animali nel carcere dell’isola di Gorgona e la ripresa del progetto di rieducazione nonviolenta delle persone detenute. La direzione del carcere permetta la visita delle associazioni sull’isola e fornisca i promessi dati necessari a formulare una proposta per il salvataggio di un’esperienza unica in Italia”. Ad oggi, siamo ancora in attesa dell’apertura di un dialogo con le istituzioni per non perdere questa straordinaria occasione in cui gli animali siano considerati “compagni pienamente tutelati delle persone detenute a fianco del loro difficile percorso rieducativo.

Marco Verdone, mente e corpo del progetto Gorgona, ha divulgato l’omeopatia in diverse parti del globo e da sempre si occupa di migliorare la vita degli animali non umani, favorendo il cambiamento tra i membri della sua specie.

Accanto alle numerose pubblicazioni che portano la sua firma, di recente ha preso parte al libro “Loro e noi” a cura di Fabio Balocco e Piero Belletti. Tra le 17 testimonianze raccolte nel libro, infatti, è presente anche quella del veterinario che racconta la storia della mucca-zen Valentina, uno dei “collaboratori”  dell’isola di Gorgona.